Gli “Sciampi elisi”

 

La campagna sui Social delle “Femen”

Ci mancavano giusto le Femen. Penelope Fillon è finita nel mirino pure del gruppo ultrafemminista ucraino che ha preso d’assalto i social a botte di foto di casalinghe scollacciate e scatenate al provocatorio grido di battaglia  “#supportpenelope” “sostieni  Penelope”.

Non è tutt’oro quel che luccica dalle parti dell’Eliseo. Lo diceva pure Carla Bruni che già nel 2012 si augurava che la vita tra quelle belle stanze finisse presto ( “Les enfants sont malheureux. Tout le monde est malheureux, vivament que ca ce termine” ovvero: i bambini sono infelici, tutti sono infelici, che finisca presto). Senza contare il calvario di Julie Gayet, l’attrice all’origine del più grande scandalo recente della presidenza francese, quando Francois  Hollande fu beccato dalla rivista “Closer” a correre in motorino da lei nonostante a casa l’aspettasse Valerie Trierveiler, (soprannominata Rottweiler). Il presidente francese lasciò la compagna ma non acconsentì mai a ufficializzare la relazione con bella amante che da allora è soprannominata “Le Fantome de l’Elysée” il “Fantasma dell’Eliseo” (si, ce n’è per tutti) e le cui giornate passate in totale discrezione, per non dire nell’ombra, saranno descritte in una biografia in uscita a maggio.

 

l’attrice Julie Gayet

 

Ora il pestaggio mediatico è tutto dedicato alla moglie del  candidato conservatore alla presidenza francese, già pesantemente gravata dalla maledizione dell’Eliseo  ancora prima di varcarne il prestigioso uscio. 62 anni, 36 passati con la fede al dito e gli occhi bassi, Penelope è stata incriminata dalla procura finanziaria di Parigi per “Complicità in appropriazione indebita di fondi pubblici” e “Frode aggravata”. Potrebbe infatti aver falsificato un documento per giustificare il suo impiego come assistente parlamentare del marito.  Il 25 gennaio il settimanale satirico “Le Canard Enchainé” aveva infatti rivelato che tra il 1998 e il 2002 la donna avrebbe percepito circa 500 mila euro in qualità di assistente del marito e successivamente di un altro parlamentare che si sono andati ad aggiungere ai 5000 mila euro al mese percepiti tra il 2002 e il 2007 per il lavoro svolto come autore per una rivista di proprietà di un amico di Francois Fillon. In Francia non è considerato illegale per i membri del parlamento impiegare dei familiari ( pare lo faccia almeno il 10% dei 900 parlamentari francesi) ma l’occupazione non deve essere fittizia. E qui casca l’asino, pardon, Penelope.

 

Penelope e Francois Fillon

Perché la solerte gallese ha sempre dichiarato di essere una “Femme au foyer” praticamente un “angelo del focolare” pronta a schivare qualsiasi tipo di attività politica (“Fino a questo momento non sono mai stata coinvolta nella vita politica di mio marito” dichiarava nel 2016 a “Bien Public”, “Non ho un ruolo. Io lo accompagno occasionalmente e mi limito a questo” aveva detto ancora a France 2 nel 2008 ).
 E quindi le possibilità sono due: o ha sempre lavorato alacremente, mentendo sulla sua attività, oppure gli impieghi erano fittizi.
Questi i fatti. Poi c’è il resto. Cioè che siamo in piena campagna presidenziale, il 23 aprile si aprono le elezioni, e che in Francia nessun voto può prescindere dalla questione “Première dame”.  L’aggravante del  linciaggio, quindi,  è assolutamente regolare.
Fortuna degli avversari perché finora Penny, come la chiamano in famiglia, era stata una candidata perfetta. Brillante studentessa di diritto, ha dato a Fillon cinque figli tenendosi rigorosamente lontana dalle luci della ribalta.
E a nulla è valsa l’appassionata difesa del marito che ne ha giustificato il lauto compenso con sporadiche mansioni di correzione bozze o di gestione dei rapporti con l’esterno. “Siete dei misogini” ha gridato a chi la criticava riuscendo solo a scatenare l’ironia delle Femen.
Così da Penny si è passati al Penelopegate, in attesa che queste elezioni designino una  nuova inquilina ( o una nuova vittima) del meraviglioso Eliseo. 

 

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