Sotto il vestito, Meghan

Contemporanea all’annuncio delle nozze ma ben più deflagrante, è arrivata la notizia che il sito dell’azienda che produce il cappottino bianco della fidanzata ormai ufficiale di Harry è bloccato dallo tzunami di accessi. Come a dire che ora le regole le fa lei. Meghan che, a ben vedere, le ha proprio tutte. E’ più anziana di Harry, bi-razziale come si è definita e pure divorziata. La polpetta, insomma, più indigesta per la corona dai tempi di Wallis Simpson. Eppure. Eppure il sito si è intasato, come a dire che tutte vogliono essere come lei. E com’è Meghan?. Da qui alla primavera se ne diranno parecchie, dalla mamma insegnante di yoga alle pose un pò troppo osè. Ma noi per ora ci fermiamo allo stile.

Sembra avesse fatto gridare allo scandalo la supercompassata Kate in piena crisi “Dietrologica” per quella camicia bianca con cui Meghan era apparsa agli Invictus Games per la prima uscita ufficiale con Harry. Una camicia modello “The Husband”, il marito. Disdicevole urlarlo così davanti a tutti?. I jeans poi erano di marca canadese e i più informati blogger di moda avevano pronosticato che l’impronta nordamericana avrebbe, orrore, contraddistinto le scelte stilistiche dell’attrice che in Canada, appunto, ha vissuto sei anni durante le riprese di Suits.
Ora il paltò bianco, anche questo, per la verità di marca canadese. E sotto? sotto, ben esibito durante l’intervista alla BBC, un vestito di marca italiana, un tubino smanicato di lana doppia stretch verde, il colore che indossa “Chi di sua beltà di fida” come dicevano le nonne.
Alla Parosh, marchio specializzato in modelli ispirati al vintage sono ancora increduli. “Dopo aver provato a offrire vestiti ad alcune famiglie importanti, tra cui la famiglia Obama”, ci dicono, “abbiamo smesso perchè di solito vengono gentilmente restituiti al mittente. Quando abbiamo visto che Meghan Markle ha usato il nostro abito siamo rimasti molto stupiti. Per di più nessun nostro negozio ha segnalato la vendita quindi pensiamo proprio se lo sia comprato da sola on line”. Come una ragazza normale insomma, spazzando via, per giunta, anni di sbiaditi pastello targati Kate Middleton. Ora ovviamente è scattato il toto stilista per le nozze. Mentre il tubino è ufficialmente diventato il modello “Meghan”.

L’ultimo imperatore

Trump non si piega, pardon non si inchina. Nemmeno davanti all’imperatore, per di più dimissionario. Già tra ciliegi in fiore, regni celesti e troni del crisantemo al pragmatico presidente americano in viaggio in Asia sarà sembrato di essere finito tra le pagine di un album di soggetti da colorare antistress. Vogliamo almeno evitare la figuraccia che nel 2009 fece Barack Obama con quella postura così poco dignitosa’?

E poi chi l’ha detto che il giapponese Akihito è l’unico imperatore esistente al mondo? Questione di titoli, in fondo in un anno di governo il buon vecchio Donald si è fatto notare ben di più. A partire dalla considerazione dei suoi sudditi opps elettori. E’ vero che oggi, a un anno dal suo incarico, la notizia non è, come dice il sondaggio del Washington Post e della ABC News, che Trump è il presidente più impopolare degli ultimi 70 anni con il 59% degli americani che disapprova il suo operato. E nemmeno che il democratico Bill de Blasio, senza neanche aspettare l’ufficializzazione della sua riconferma a sindaco di New York ha twittato che la sua vittoria è un messaggio alla Casa Bianca e al suo presidente che ha tradito i valori della città. Senza contare, infine, che il New Jersey, tradizionale roccaforte di uno dei principali consiglieri di Trump, ha appena scelto un governatore democratico. Bazzecole, la vera notizia è che quei 63 milioni di americani che un anno fa lo hanno sostenuto sono ancora, uno più uno meno, dalla sua parte. E questo nonostante tutte le critiche, le gaffes e le contraddizioni del presidentissimo. Davvero un risultato imperiale. E volevano pure farlo inchinare come un origami, che in giapponese, appunto, vuol dire carta piegata.

I due anziani sovrani nipponici nelle foto ufficiali sembravano minuscoli davanti all’assalto dei due americani a suon di pacche e strette di proibitissime mani. Pronti a volare via con il vento del nuovo anno che li vedrà abdicare come lo stesso Akihito aveva chiesto al parlamento. A 83 anni, una salute precaria, questo discendente che la tradizione vuole della divinità deve averne umanamente abbastanza. Dall’altra sponda del paese del Sol Levante, invece, l’incredibile Trump sembra ben lontano dal volgere al tramonto, con furiosa stizza dei menagrami che lo davano per spacciato prima della fine dell’anno. Per lui nessuna abdicazione in vista. Gli ultimi newyorkesi radical chic inutilmente si stringono alla speranza e al 25esimo emendamento. E’ vero che secondo quest’ultimo una semplice dichiarazione di incapacità potrebbe spazzare via l’inquilino della Casa Bianca come la piccola Dorothy dalla casa degli zii. Difficile però credere a tanto ardire da parte del vice Mike Pence, più fido dello stesso Toto. Lunga vita allora all’ultimo vero imperatore, con buona pace del mago di Oz e del suo palazzo verde smeraldo. Meglio il celeste, celeste Tiffany naturalmente.