Affari principeschi

Il principe Carlo e Camilla, duchessa di Cornovaglia

Leggo che Carlo lo scorso anno è stato il più gran spendaccione della casa reale, con un “viaggetto” insieme alla moglie Camilla in Brunei, India e Singapore costato appena 475 mila dollari. Ripenso così a pochi giorni fa quando, in visita nelle tenute del principe di Galles nel Cotswolds, mi apprestavo a fermarmi nel suo negozio di Tetbury, il paese poco distante dalla tenuta di Highgrove dove principescamente risiede circondato da produzioni vegetali “organiche” di ogni genere, dai cetriolini alle querce.

Il negozio del principe Carlo nel Cotswolds

Nel delizioso negozietto affollato di turiste in cerca di blasonati souvenir ci sono marmellate biologiche, bevande 100% a base di frutta e saponi naturali, ovviamente. Ma ci sono anche vezzosi guanti da giardinaggio lunghi fino ai gomiti  e utilissime mascherine per il sonno, casomai, tra una cesoiata e l’altra scappasse una pennichella nell’assolato orto. Ma poi ecco i pezzi forti: i calzettoni.

Tra le clienti sembrano andare per la maggiore, forse anche perchè scontati, quelli con le volpi, simbolo, in queste campagne più che mai, dell’aristocrazia. Più tardi, attraversando le tenute del duca di Beaufort, vicino di casa di Carlo e famoso per le sue grandiose battute di caccia, la guida mi spiega che quella alla volpe è si vietata, ma solo ufficialmente. Per la legge i cani corrono infatti dietro a una traccia olfattiva preventivamente diffusa per i campi.  Se poi però incrociano una volpe vera…ebbene, questa si ritiene sacrificabile. Da qui a suggerire che stranamente durante le battute un’ingenua volpe capita sempre nel bel mezzo delle mute di cani scatenati ci vuole poco.  Ma torniamo alle calze, ci sono anche quelle con i corgies  e anche se non scontate, sono una vera chicca. In questo mondo globalizzato per avere ai piedi i cani della regina si deve infatti per forza passare da qui. E terminiamo con il gran pezzo del momento.

L’orsetto “Arthur” in vendita nel negozio di Highgrove

L’orsetto. Si chiama Arthur, è prodotto in soli 100 esemplari e viene presentato come l’ultimo nato nella famiglia di Highgrove. Ricamato, cucito, assemblato in maniera artigianale e sicura viene proposto come il regalo da passare da una generazione all’altra. Per forza, costa 125 sterline. Decido che ne farò a meno ed esco, passo per la lontana e irraggiungibile Highgrove e sulla via del ritorno mi indicano il pub dove un Harry adolescente in vacanza dal papà è stato recuperato dalle guardie completamente ubriaco e la locanda dove la Regina, improvvisamente appiedata per un guasto notturno all’auto, ha dovuto fermarsi. Stanza numero 15, che da quel momento, ovviamente, ha raddoppiato il prezzo.  Arrivo a Bath, meta degli aristocratici del 700 e guardo il mio acquisto: una gomma con un signorile rivestimento azzurro e uno stemma color oro, l’unico oggetto ( di poco) sotto le 5 sterline. Con lo scontrino ricevo anche un grazioso biglietto di ringraziamento con la foto del principe per aver contribuito, con l’acquisto, al finanziamento delle sue attività di Charity. Mi sento virtuosa e non penso più ai viaggi dispendiosi di Carlo. Ognuno, mi dico, fa quello che può.   

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