La regina sorride, allunga il guanto bianco. Davanti a lei, per la prima volta, ci sono Donald Trump e consorte. Difficile immaginare una stretta di mani meno spontanea. Del resto, proprio come cantava Zucchero, è con le mani che si può “dire di si”. Ne ho già scritto ma ci torno perchè la faccenda sembra non finire piu’. Prima la mano scocciata della first lady Melania nei bisticci col marito. Poi quella stretta stretta della fidanzatina Meghan, quella (politicamente) riconciliata di Melania a Donald, quella respinta dal neomarito e dal protocollo ( in presenza della regina) della neo duchessa del Sussex. Infine, inaspettata ma non inedita, ecco la mano di Trump a Theresa May sui gradini di Blenheim Palace, la casa, diciamo così, di Winston Churchill. Una mano tesa non solo, parrebbe, in senso figurato. A prima vista infatti il gesto del presidente nei confronti della premier inglese inguainata in uno scomodo abito lungo e rosso sembrava solo una galanteria. La signora May, pur avvezza alle cene eleganti da ex studentessa di Oxford, appariva proprio a disagio. Invece quello bisognoso di sostegno poteva essere proprio lui, affetto, si dice, da un disturbo psicologico che lo metterebbe in difficoltà davanti a scalini e scale mobili ( ma che certo non l’ha fermato in altri tipi di scalate). Di certo il presidente ( che aveva già un precedente alla Casa Bianca con le mani della May) non ama le effusioni, almeno quelle di stato. Sarebbe una questione di igiene: le mani sono un “terribile” veicolo di germi e contaminazioni. E qui si allinea, per ragioni completamente diverse, con la regina Elisabetta. Per protocollo “sua maestà” non può essere toccata e solitamente non stringe a tutti le mani. Nel caso, poi, indossa sempre guanti che si presume siano freschi di tintoria.