La rivincita di “Genoveffa”

La piccola di famiglia soffia la scena a tutti .Quatta quatta non solo aspetta un bambino, ma si infila tra le costosissime mura dello scandalo di “Frogmore Cottage” senza fare un plissé. Parlo di Eugenia, la secondogenita di Andrea di York, passata praticamente immune tra i guai di famiglia e arrivata dritta alla meta. Se fosse stato un cavallo nessuno avrebbe puntato su di lei. Eppure.

Partiamo dall’inizio, dal matrimonio con cui Eugenia aveva già dribblato la sorella più grande arrivando prima nella gara all’altare. Un matrimonio faticosamente celebrato con qualche ritardo. Eugenia aveva infatti dovuto trangugiare non pochi rospi tra le bizze della new entry Meghan e del cugino Harry che per entrare nella St. George’s Chapel avevano avuto la precedenza. Ma poi eccola, splendida sposa di autunno, sfoggiare la tiara più preziosa del regno. Prestata dalla regina, si trattava di un monile di ispirazione russa con al centro uno smeraldo di una caratura siderale. Niente velo, ma in bella mostra anche una vistosa cicatrice sulla schiena, segno di un reale menefreghismo nei confronti delle imperfezioni .E già possiamo dire:  Eugenia-Kate uno a zero.

Quella giornata si alza un forte vento, che solleva molte gonne reali e che, per gli scaramantici, preannuncia novità. Poco dopo infatti scoppia  lo scandalo del padre. Ma nella bufera viene semmai trascinata la sorella Bea, consigliera di quella sciagurata intervista rilasciata da Andrea alla BBC che ne decreta per sempre il confino. Lei ancora una volta saggiamente defilata. Poi, sempre nel suo nobile understatment, eccola annunciare il lieto evento. Il baby è atteso per l’inizio del 2021, splendido auspicio di un anno possibilmente migliore. Un bambino concepito quindi durate il primo lock down ,tra comprensibili paure e timori. Ma, degna figlia del suo paese, Eugenia fa sua la celebre massima di Disraeli: “Never complain, never explain” e quindi via dritta e silenziosa alla fine del periodo critico senza lamentele nè spiegazioni. E ora, eccola sbarcare trionfalmente a Frogmore Cottage e prendere anche fisicamente il posto di Meghan. Il cottage ristrutturato con costi altissimi che i duchi di Sussex hanno poi ripagato senza in fondo esserselo goduto diventa il nido della piccola Eugenia, di suo marito Jack e del figlio che verrà, a portata di passeggiata a cavallo della bisnonna regina e dei suoi favori.  Bingo. E grande rivincita. Vero che sembra che le due coppie, Eugenia e Jack e Meghan e Harry, si siano accordate per lo scambio di casa, opps, di castello. Non a caso la tenuta era stata progettata a misura di bambino e quindi è perfetta per i prossimi neo genitori. Ma è impossibile non notare le coincidenze. Il matrimonio di Eugenia era passato velocemente sotto traccia, questo perchè Meghan aveva annunciato proprio in quell’occasione di aspettare un bambino rubandosi completamente la scena. Ora che quest’ultima dichiara il recente  momento difficile dovuto a un aborto spontaneo ecco Eugenia riprendersi i riflettori e  candidarsi come perfetta sostituta nel cuore della gente, della regina e del palazzo. Quel palazzo di cui si è sempre sentita inquilina di serie B, e dove ora, spazzata via Cenerentola,  può finalmente insediarsi. 

Profumo di Diana

Diana e Carlo il giorno del loro matrimonio

Sono giorni di gossip sul dietro le quinte della nuova serie di “The Crown” in cui finalmente entra in scena Diana. Tra questi i dettagli della laboriosa preparazione della copia del mitico abito con indosso il quale l’allora Lady D varcò la soglia di St. Paul’s Cathedral il 29 luglio del 1981: ben 4 mesi di lavoro per replicare quella nuvola color avorio ispirata al matrimonio del “Gattopardo” e a quello di Rossella O’Hara. E si scoprono anche interessanti retroscena legati al vero abito. Tra questi un piccolo incidente. Il vestito infatti, una volta uscito dalla carrozza, era visibilmente stropicciato. Un pò perchè durante il tragitto, certo, non era stato comodo, un pò perchè Diana, terrorizzata, si era appesa alla gonna, stringendola con le mani. Ma anche perchè,  profumandosi prima di uscire, ci aveva versato sopra due gocce del suo profumo. Così, nell’agitazione, aveva strofinato il tessuto spiegandolo ancora in modo irreparabile. Ecco perchè la principessa camminando non mosse di un centimetro il bouquet: serviva a coprire la macchia e le pieghe. Ma di certo era profumatissima: SI trattava di “Quelques fleurs”, un classico fiorito ambrato composto da una casa francese e da lei molto amato. Non diversissimo in fondo dalla fragranza a base di gardenia, lo stesso fiore del bouquet di Diana, che indossava Kate Middleton proprio nel giorno del matrimonio. Una citazione? Certo, la storia dei profumi di principesse, first lady e regine è lunga e ricca di retroscena.  Prendiamo Grace Kelly, il cui abito, si dice, sia stata fonte di ispirazione per Alexander McQueen nella realizzazione di quello della duchessa di Cambridge. Avanzando verso l’altare nel più seguito evento mediatico di quegli anni indossava anche lei una fragranza fiorita. Era quella di una celeberrima e costosa casa di profumi inglese donata dallo stesso Ranieri. Il principe l’aveva personalmente commissionata ai profumieri di Grasse appositamente per lei. Naturalmente in pendant con i fiori del bouquet. Una finezza davvero regale.

La regina Elisabetta  ama il mughetto ma per il matrimonio avrebbe usato un profumo cipriato a base di rosa della blasonata casa inglese Floris. 

Meghan Markle per le nozze ha fatto comporre dalla stessa casa una fragranza originale che sapeva di brezza marina. Per il resto i profumi li cambia spesso, dice che per lei sono importantissimi e non esce mai senza: una vera e propria firma. Importanti anche e grazie al giro d’affari che queste regine e non hanno generato indossandoli. Prima e inimitabile influencer ante litteram, Jacqueline Kennedy usava il profumo più costoso di sempre, una creazione della casa francese Jean Patou. Nonostante fosse nata nel 1929, anno della grande depressione, e che fosse così costosa, per produrne un’oncia servivano 10mila fiori di gelsomino, la celebre testimonial contribuì non poco al suo successo. E se mi concedete un excursus tra le regine, si ma di Hollywood, scopriamo che Liz Taylor consigliò il suo profumo dolcissimo e opulento a Michael Jackson che lo usò poi tutta la vita e Marylin Monroe metteva si due gocce di Chanel N. 5 per dormire ma in realtà ha amato per sempre un meno famoso profumo a base di geranio e rose regalatole sul set. 

Il Lato oscuro della corona

Re, regine e principi. Li vediamo simpaticamente alle prese con tradizionali biscotti del Kent e tipiche corse nei sacchi scozzesi. Preoccupati di sembrare specialmente normali, ovvero persone come noi ma solo più fortunate e per questo più impegnate a occuparsi degli altri. Poi capitano strani eventi che sfuggono alle maglie dell’ufficio stampa e allora questa soave versione fa sospettare anche un’altra verità.

Dunque William è stato segretamente malato di Coronavirus. Contagiato dopo l’annuncio di positività del padre e della grave malattia di Boris Johnson. Lo ha fatto trapelare il Sun e poi la notizia è stata confermata. Il duca, secondo la versione ufficiale, ha tenuto nascosta la malattia perchè era un momento difficile per la Gran Bretagna e il secondo in linea di successione non voleva spaventare ulteriormente il paese. Certo, il 25 marzo si era saputo della positività dell’erede al trono mentre subito dopo iniziava l’odissea del premier. William non aveva sintomi preoccupanti e quindi era stato sufficiente isolarsi nella casa di campagna ad Amner Hall da dove aveva continuato a onorare i suoi impegni istituzionali senza dover ammettere niente.  Qualcosa mi sfugge. Ovvero: perchè non dirlo una volta finita l’emergenza e fare pure una bella figura? Perchè lasciare che lo scoprisse la stampa? Sempre la versione ufficiale afferma che la cosa fosse stata molto dibattuta all’interno della casa reale e che alla fine fosse stato deciso di non fiatare. Per il bene del paese naturalmente. Ma, aggiungo io e i tanti che hanno criticato la scelta, anche per il bene della corona. Non vorrei rievocare decisioni estreme di certi governi disposti a imbalsamare per settimane i loro premier e di avvolgerne la scomparsa nel mistero pur di non cedere il potere. Non è questo il caso. Ma, certo, paventare ai sudditi che i primi due eredi al trono fossero nella morsa del virus, con l’anziana e fragile sovrana rintanata a Windsor era un rischio. Cosa fare nella terrorizzante ipotesi che il primo in linea di successione potesse rimanere il piccolo George?. Dare la reggenza al principe Harry?  Domanda da brivido insostenibile anche per la solida monarchia britannica. Che poi nella monarchia di troppo solido, direbbe la buonanima della regina madre che durante la seconda guerra mondiale era rimasta trionfalmente sotto le bombe di Londra  pur di non far sentire la debolezza della corona, non c’è mai nulla e quindi mai abbassare la guardia. Vista da quest’angolatura, la decisione del duca di Cambridge appare dovuta alla tutela della firm più che della famiglia o del popolo. Una mossa da regime monarchico come lo si era studiato sui libri di scuola, un pò ancien e certo lontano da biscottini e gare campagnole. La vera faccia di William oggi sembra quindi quella di un sovrano in pectore, pronto a prendere decisioni che con l’immagine di affabile papà di famiglia dal simpatico sorriso un pò equino c’entrano poco. Così come poco hanno a che vedere con la trasparenza e la sincerità che ingenuamente ci si aspetta. Scelte che parlano si di responsabilità verso il popolo, ma dall’alto di chi quel popolo non vuole smettere di governarlo. Di chi farebbe di tutto pur di non mostrare le crepe in quel trono che spera a lungo di possedere. Che gran lavoro di immagine ci deve essere dietro i fiorellini degli abiti di Kate, insomma. E per fortuna. Almeno tra i cappellini di Ascot e i favolosi matrimoni reali si può continuare a sognare di questo mondo incantato tra muffin e scones, dimenticandosi dell’altra faccia della corona. Quella che rese la principessa Margareth una donna eternamente disperata per non aver potuto sposare l’uomo che amava,  che fece a pezzi Diana e fece scappare Meghan e Harry. Perchè dio salva sempre e solo la regina.

 

La sfida di Jill, “l’antimelania”

Si sarebbe chiamata Jill Giacobba, dal nome dei bisnonni arrivati dalla Sicilia, se quel cognome non fosse tempestivamente stato trasformato nel più americano Jacobs. E’ come Jill Jacobs quindi che l’ex modella e cameriera italoamericana aveva conosciuto il futuro Vice presidente degli Stati Uniti a un appuntamento al buio nel 1975. Joe Biden era molto più grande di lei e reduce dal doppio lutto della moglie e della figlia, scomparsi in un incidente d’auto 3 anni prima. Ma la scintilla scoccò: alla prima chiamata lei gli chiese subito “dove si è procurato il mio numero?” ma poi si ammorbidii. Due anni dopo sarebbe stata infatti pronta a divorziare dal primo marito per dare una nuova famiglia a quello che sarebbe stato l’uomo della sua vita (ma ha aspettato che lui la chiedesse in moglie 5 volte prima di dire si) e nonostante nel 2015 la tragedia tornasse a bussare alla porta, con la morte per malattia del primogenito di Joe, Beau, loro sembrano ancora uniti e forti. Continua a leggere