Che gelida manina

Donald Trump e la moglie Melania ricevuti per la prima volta dalla regina Elisabetta, venerdì, al castello di Windsor

Donald Trump e Theresa May sui gradini di Blenheim Palace

La regina sorride, allunga il guanto bianco. Davanti a lei, per la prima volta, ci sono Donald Trump e consorte. Difficile immaginare una stretta di mani meno spontanea. Del resto, proprio come cantava Zucchero, è con le mani che si può “dire di si”. Ne ho già scritto ma ci torno perchè la faccenda sembra non finire piu’. Prima la mano scocciata della first lady Melania nei bisticci col marito. Poi quella stretta stretta della fidanzatina Meghan, quella (politicamente) riconciliata di Melania a Donald, quella respinta dal neomarito e dal protocollo ( in presenza della regina) della neo duchessa del Sussex.  Infine, inaspettata ma non inedita, ecco la mano di Trump a Theresa May sui gradini di Blenheim Palace, la casa, diciamo così, di Winston Churchill. Una mano tesa non solo, parrebbe, in senso figurato. A prima vista infatti il gesto del presidente nei confronti della premier inglese inguainata in uno scomodo abito lungo e rosso sembrava solo una galanteria. La signora May, pur avvezza alle cene eleganti da ex studentessa di Oxford, appariva proprio a disagio. Invece quello bisognoso di sostegno poteva essere proprio lui, affetto, si dice, da un disturbo psicologico che lo metterebbe in difficoltà davanti a scalini e scale mobili ( ma che certo non l’ha fermato in altri tipi di scalate). Di certo il presidente ( che aveva già un precedente alla Casa Bianca con le mani della May)  non ama le effusioni, almeno quelle di stato. Sarebbe una questione di igiene: le mani sono un “terribile” veicolo di germi e contaminazioni. E qui si allinea, per ragioni completamente diverse, con la regina Elisabetta. Per protocollo “sua maestà” non può essere toccata e solitamente non stringe a tutti le mani. Nel caso, poi, indossa sempre guanti che si presume siano freschi di tintoria. Forse per questo il presidente non ha avuto remore venerdì nell’allungare la manona e già che c’era di camminare davanti alla sovrana, beccandosi i peggio insulti dai realisti britannici (Il fatto che non abbia nemmeno accennato a un inchino con il capo non ha invece sorpreso nessuno). Tanto “The Royals” hanno altri metodi per comunicare la propria disapprovazione. Mentre nel cielo di Londra si levava un enorme pallone gonfiato dalle fattezze di un esilarante baby Trump il Sunday Times pubblicava la feroce verità sulla visita degli inquilini della casa Bianca a Windsor: la regina era sola ad accoglierli perchè nessun altro, da William a Carlo, allo stesso Filippo,  li voleva incontrare. La gelida manina di Lilibeth, insomma è tutto quello che Donald e Melania hanno avuto, insieme a qualche scones con burro e marmellata di prammatica. Trump al “Sun” aveva detto: “Elisabetta è una donna tremenda, non vedo l’ora di parlare con lei”. E’ stato accontentato. Ora.. altro giro, altra mano. Quella di Putin, ma qui, niente guanti bianchi.  

 

Affari principeschi

Il principe Carlo e Camilla, duchessa di Cornovaglia

Leggo che Carlo lo scorso anno è stato il più gran spendaccione della casa reale, con un “viaggetto” insieme alla moglie Camilla in Brunei, India e Singapore costato appena 475 mila dollari. Ripenso così a pochi giorni fa quando, in visita nelle tenute del principe di Galles nel Cotswolds, mi apprestavo a fermarmi nel suo negozio di Tetbury, il paese poco distante dalla tenuta di Highgrove dove principescamente risiede circondato da produzioni vegetali “organiche” di ogni genere, dai cetriolini alle querce.

Il negozio del principe Carlo nel Cotswolds

Nel delizioso negozietto affollato di turiste in cerca di blasonati souvenir ci sono marmellate biologiche, bevande 100% a base di frutta e saponi naturali, ovviamente. Ma ci sono anche vezzosi guanti da giardinaggio lunghi fino ai gomiti  e utilissime mascherine per il sonno, casomai, tra una cesoiata e l’altra scappasse una pennichella nell’assolato orto. Ma poi ecco i pezzi forti: i calzettoni.

Tra le clienti sembrano andare per la maggiore, forse anche perchè scontati, quelli con le volpi, simbolo, in queste campagne più che mai, dell’aristocrazia. Più tardi, attraversando le tenute del duca di Beaufort, vicino di casa di Carlo e famoso per le sue grandiose battute di caccia, la guida mi spiega che quella alla volpe è si vietata, ma solo ufficialmente. Per la legge i cani corrono infatti dietro a una traccia olfattiva preventivamente diffusa per i campi.  Se poi però incrociano una volpe vera…ebbene, questa si ritiene sacrificabile. Da qui a suggerire che stranamente durante le battute un’ingenua volpe capita sempre nel bel mezzo delle mute di cani scatenati ci vuole poco.  Ma torniamo alle calze, ci sono anche quelle con i corgies  e anche se non scontate, sono una vera chicca. In questo mondo globalizzato per avere ai piedi i cani della regina si deve infatti per forza passare da qui. E terminiamo con il gran pezzo del momento.

L’orsetto “Arthur” in vendita nel negozio di Highgrove

L’orsetto. Si chiama Arthur, è prodotto in soli 100 esemplari e viene presentato come l’ultimo nato nella famiglia di Highgrove. Ricamato, cucito, assemblato in maniera artigianale e sicura viene proposto come il regalo da passare da una generazione all’altra. Per forza, costa 125 sterline. Decido che ne farò a meno ed esco, passo per la lontana e irraggiungibile Highgrove e sulla via del ritorno mi indicano il pub dove un Harry adolescente in vacanza dal papà è stato recuperato dalle guardie completamente ubriaco e la locanda dove la Regina, improvvisamente appiedata per un guasto notturno all’auto, ha dovuto fermarsi. Stanza numero 15, che da quel momento, ovviamente, ha raddoppiato il prezzo.  Arrivo a Bath, meta degli aristocratici del 700 e guardo il mio acquisto: una gomma con un signorile rivestimento azzurro e uno stemma color oro, l’unico oggetto ( di poco) sotto le 5 sterline. Con lo scontrino ricevo anche un grazioso biglietto di ringraziamento con la foto del principe per aver contribuito, con l’acquisto, al finanziamento delle sue attività di Charity. Mi sento virtuosa e non penso più ai viaggi dispendiosi di Carlo. Ognuno, mi dico, fa quello che può.