Una vita mai vissuta

Sembra che a 9 anni Vittorio Emanuele abbia pianto in auto, stretto tra sorelle e governanti, mentre si avviava a lasciare il suo paese. L’inizio di quella nostalgia che non lo ha mai abbandonato. Nostalgia per una vita che non ha vissuto. Quell’erede al trono “di sana e robusta bellezza”, com’era stato celebrato il giorno del battesimo dalla stampa dell’epoca,  non avrebbe potuto immaginare i titoli di oggi: ”addio all’ultimo non re, il re mancato”. Ma certo tutta la sua vita, recuperata come poteva, tra lussi e vizi e trasgressioni di prammatica, è stata segnata dall’ossessione dell’esilio, e quindi del ritorno. Dalle bravate proibite, come il sorvolo sui manifestanti monarchici a Napoli negli anni 60, al rientro ufficiale, 57 anni dopo quella sofferta partenza.

In mezzo un’esistenza di gaffes, scandali, tragedie e un solo, forse, grande successo: la famiglia costruita con Marina Doria, la donna per cui è stato disposto anche a perdere il titolo e il trono che non aveva. La relazione con la borghese campionessa svizzera di sci nautico era stata osteggiata da entrambi i genitori, alimentando la rivalità con il cugino Amedeo. Ma lui, come disse il più celebre seduttore di Hollywood, se ne infischiò. Fu Marina, sposata prima a Las Vegas e poi a Teheran,  a mitigare la sua malinconia, a difenderlo sempre e comunque. Soprattutto durante la battaglia legale dopo le accuse legate all’omicidio di Dirk Hamer, nel 1978 nell’isola di Cavallo. Lei a dargli un figlio e un futuro anche se lontano dall’Italia, ad ascoltare i tanti sospiri, più volte in favore di telecamera,  per quei monti mai dimenticati. Una sofferenza spezzata dai viaggi in Italia, spesso proprio a Torino.  Anch’io sarò destinato lì, ammise Vittorio Emanuele in una di queste gite alla collina di Superga, dove tra pochi giorni sarà tumulato. “E’ in questo luogo meraviglioso che riposano i Savoia che non hanno regnato, dunque anch’io. Rimpiango solo di non essere cresciuto in Italia” ha detto. E il peso dei suoi rimpianti ha forse segnato, come un titolo mai conferito, i suoi eredi. Emanuele Filiberto si è voluto sposare a Roma e nei reality, meglio che tra reali, ha trovato un nuovo balcone da cui salutare il popolo italiano. E ora i riflettori sono per Vittoria, la giovane e bella nipote del “non re” defunto, che preferisce affacciarsi ai social e che conserva la tradizione di un nome tanto familiare quanto beffardo.