Malandrina la pashmina

“Di Spagna sono la bella
Regina son dell’amor” recitava una famosa canzone di Gigliola Cinguetti “La spagnola” appunto. Mai parole più ispirate mi verrebbe da dire ora che si è scoperto che la regina dell’amor è davvero spagnola e pure coronata. Bingo. Che storia quella di Letizia Ortiz, borghese di origini nemmeno troppo blasè, stella della tv, divorziata, finita ritratta a seno nudo in un famigerato dipinto “pre-corona” e ora pure beccata in un gioco terribilmente proibito, quello di tradire il Felipone nazionale, re bello e buono che ha saputo riconciliare gli spagnoli con una monarchia rovinosamente macchiata del fango del padre Juan Carlos. Il re emerito aveva chiuso la carriera abdicando nel 2014, dopo che sul suo trono era franato, tra gli altri, anche lo scandalo dell’amante storica, quella Corinna Larsen coniugata Sayn-Wittgenstein costretta a fare lo slalom con la moglie e con tutte le altre donne. Insomma Felipe era il volto pulito di una famiglia piuttosto disastrata, dove la sorella, l’infanta Cristina, era stata coinvolta non solo nelle accuse di truffa riguardanti il marito ma parimenti nei suoi tradimenti, senza contare appunto quel padre di cui si favoleggiavano storie con ben 5000 amanti. Ma ecco che lo scandalo è dietro l’angolo e anche Felipe finisce nel cantuccio (molto frequentato in effetti) dei real cornuti grazie alle ineleganti rivelazioni dell’ex amico, ex cognato ed ex (?) innamorato della moglie Letizia, Jaime del Burgo. 53 anni, avvocato e imprenditore, sposò nel 2012 Telma Ortiz, la sorella di Letizia, dalla quale divorziò due anni dopo. Ora l’outing grazie a una foto con pashmina della regina e un testo: “Amore, indosso la tua pashmina. È come sentirti al mio fianco. Si prende cura di me. Mi protegge. Conto le ore finché non ci rivedremo. Amando te. Fuori di qui”. Olé. Ma la vera notizia in tutto ciò è che nella cattolica Spagna, al posto di scandalizzarsi, sono tutti per lei, Letizia. E il fatto che abbia avuto un amore extraconiugale è stato derubricato come “fatti suoi”. Fantastico. Detto questo ricordo quando, proprio all’epoca del fattaccio, incontrai Letizia e Felipe. Lei era al settimo mese di gravidanza, aspettava Leonor, ed insieme al marito era  stata invitata a un evento di uno stilista spagnolo a Milano. Noi cronisti non potemmo non ammirare la tenerezza di quella coppia innamorata, quei ragazzi reali in procinto di diventare genitori. Belli e pieni di sguardi e gentilezze reciproche. Peccato non ricordare anche certi dettagli, come una pashmina, magari già in bella mostra intorno a quella giacca perfetta, forse un pò leggera. 

Il re (in) felice

“Come sta”? “Così così”. Re Carlo a Dubai per la Cop28 risponde alla domanda del presidente nigeriano Bola Tinubu. La cronista reale Rebecca English si affretta a twittare che il sovrano si riferiva ironicamente al recente compleanno, 75 anni. Un’età avanzata ecco quindi il perchè di quel commento con il sorriso.

Ma, certo, quel “così così” non può non far pensare alle ultime, frenetiche ore di re Carlo. E quel commento forse di allegro aveva ben poco. 

Sarebbe stato un momento felice immagino. Finalmente sul trono e pure sul podio della conferenza sul clima. Un discorso accorato sul tema a lui da sempre caro. E poi la donna della sua vita accanto e mille progetti da realizzare per lasciare la sua real traccia nel mondo. Peccato. Peccato per quel libretto a guastargli la festa. Già. “Endgame”, uscito proprio in queste ore, nelle sue oltre 400 pagine non fa un bel ritratto nè di lui nè del figlio William nè della nuora Kate. E lo si capisce fin dalle prime pagine quando racconta proprio del capriccio di esattamente un anno fa quando, appena salito al trono, Carlo voleva a tutti i costi partecipare alla conferenza non potendo ancora farlo, rincarando la dose al momento di descrivere la sua fissazione per certi dettagli di abbigliamento piuttosto maniacali, dal pigiama, ai lacci delle scarpe perfettamente stirati, a quei 2 centimetri e mezzo di dentifricio che il valletto ogni sera deve ordinatamente stendergli sullo spazzolino. Ancora. Omid Scobie, neanche troppo segretamente  il “ghost writer” della coppia Meghan e Harry, aggiunge particolari non edificanti, come quei frequenti giretti tra una tenuta e l’altra in elicottero, dal costo di circa 15 mila sterline a volo. Lui, l’ambientalista. Ma ecco che una soffiata (il vento dell’Ovest?) svela l’orrido dettaglio su cui si è favoleggiato da mesi e mesi. Nell’edizione olandese del libro non si è provveduto a censurare un dettaglio che subito viene cancellato, non prima di fare il giro del mondo: Il “razzista”, quello che si chiedeva con perplessità quale sarebbe stato il colore della pelle del primogenito di Harry e Meghan, Archie, ecco, sarebbe proprio lui. Lui che ora svetta sul palco dei grandi del mondo a parlare del tema green. Altro che smorfia per una penna che stinge. Per un calamaio troppo ingombrante. La festa, quella con la f maiuscola di tutta una vita, è rovinata. Inutile smentire, come è stato poi fatto, un possibile commento razzista da parte della famiglia reale. Se così è stato è bene affrontare le conseguenze o quanto meno chiarire il contesto. 

Vien da chiedersi però quanto veleno serva ancora per intingere tutte le penne ispirate da Montecito. Possibile che Harry e Meghan soffino ancora su quel fuoco fatuo?. Possibile che sia così grande il livido che la corona ha provocato sulle loro teste da continuare a ispirare piccole e grandi vendette? Penso che forse, per una volta, potrebbero usarlo loro il famoso motto di Disraeli, quel solito ritornello: “Never complain never explain” che ha consentito a Elisabetta una vita lunga e rispettata.