Per sempre cadetto

Finalmente è arrivato il suo momento, quello atteso da sempre, da quando gattonava dietro le gambe già sicure di William, da quando lo disturbava negli esercizi al pianoforte. O gli si accucciava addosso, sicuro che a reggerli tutti e due,dietro, c’era la mamma.

O forse no. Forse il momento di Harry non arriverà mai. I tabloid inglesi che sul suo matrimonio non sanno più come riempire le pagine in attesa che il pupo di Kate ravvivi le cronache si sono pure inventati che dall’analisi del palmo della mano il secondo genito di Carlo e Diana risulterebbe un succube annunciato del ben più pronunciato polso della sua promessa sposa. Quella Meghan che gli ha già prepotentemente rubato la scena con un piglio che non dice nulla di buono, almeno per lui.  Suo il naso più copiato del momento,  sue le efelidi che un magico e naturalmente gettonatissimo  fondotinta magicamente non copre. Suo il passato, presente, futuro già incorniciati su tutte le  prime pagine. Lui, rosso malpelo, si direbbe ancora una volta, relegato nelle retrovie persino di quello che dovrebbe essere il giorno più bello. Della sua vita.  Continua a leggere

Gioco di mano….

Melania e Donald Trump in Florida Venerdì scorso

Melania e Donald Trump in Ohio

Ancora una volta il tira e molla di Melania Trump sulle scalette degli aerei tiene banco. Un giochino quello della “Gelida manina” che i cronisti di gossip non tardano a interpretare secondo il meteo degli umori della Casa Bianca. Prima la mano morta (come il mare, appunto) di Tel Aviv.  Poi la mano santa di Roma, prima negata poi concessa poco più in là, in Sicilia. Infine quella in Ohio dove inutilmente il prode Donald cercava il contatto con la moglie, il cui curatissimo arto era protetto sotto il cappottino giallo e già impegnato a brandire il manico della borsa. Ora la mano negata all’arrivo in Florida, terra di uragani violenti come il malumore provocato dall’ennesimo scandalo (si era appunto appena saputo che la modella di Playboy, Karen McDougal, avrebbe avuto una relazione con Trump quando era già sposato). 

Sorge un dubbio. Non è che tutte queste mosse siano ormai un trucchetto messo in scena per far divertire i media e magari salvare il broncetto della firt lady cui, dopo tutti questi tradimenti,  almeno una ripicchina sarebbe lecita?

Melania e Donald Trump venerdì sera nella villa di Mar a Lago

Oggi sulle pagine del Daily Mail viene infatti pubblicata una foto  dove “Love is in the air”, come diceva quella famosa canzone. Nella splendida residenza di Mar a Lago i due, appena approdati dalle visite di prammatica dopo la sparatoria a scuola, sono ancora vestiti con gli stessi abiti.  Eppure, con sguardo mesto dopo il triste pomeriggio, osservano gli invitati danzanti alla festa organizzata a casa loro in stile studio 54 con le mani miracolosamente tornate vicine. Più che vicine. Lui l’appoggia alla gamba di lei, lei la stringe al braccio di lui. Ma a che gioco giochiamo allora? Possibile che tra le 52 mura del palazzo di casa non ci sia bisogno di fingere inesistenti scaramucce? fosse che la signora Trump certe cose le sappia perfettamente e ci conviva solo lei sa come ma certo senza bisogno di queste pubbliche messe in scena? La partita continua, la parola alla prossima mano.  

Ultimissime dal Mega(n)mondo

Meghan durante la recente visita a una radio di Brixton in cui la ha esibito uno chignon “poco ordinato”

Una donna senza  “Pedigree”?

“Un’afroamericana macchierà la famiglia reale con il suo seme aprendo le porte a un re di colore”, scrive Jo Marney, l’ormai ex compagna del leader dell’ Ukip, Henry Bolton. Il partito l’ha subito defenestrata chiedendo e ottenendo dall’uomo di evitare di “distruggere anche la famiglia politica” dopo averlo fatto con la sua (Bolton ha abbandonato moglie e figli per l’ex modella dalle idee particolari).Curioso pensare che la ragazza “bi razziale” come si è autodefinita Meghan possa macchiare il nobile sangue della corona se si pensa che i Windsor hanno scelto proprio questo nome per evitare spiacevoli ricordi. Perchè Filippo in realtà si chiama Mountbatten. Che per la verità sarebbe Battenberg,  nome di squisito lignaggio tedesco ma inopportuno in tempo di guerra soprattutto se sospettato di disdicevoli legami con il nazismo. Mentre il mondo giustamente si indigna per gli insulti a Meghan, di colore e quindi, secondo un ineccepibile sillogismo anche di “facili costumi e con il cervello piccolo”, meglio non pensare a come avrebbero commentato gli ariani antenati del futuro sposo. 

 

Un criceto parlante giocattolo simile a quello regalato alla regina per Natale da Meghan Markle (fonte The Sun)

Royal Style poco reale? 

A chi si è scomposto insieme allo chignon di Meghan, non proprio leccatiassimo ( almeno secondo il “Kate Style“) ricordo che i gusti reali non sempre sono impeccabili. Ad esempio i regali. Qualcuno sicuramente si è un pò scioccato davanti al criceto cantante regalato da Meghan e che tanto ha fatto ridere la regina ( e entusiasmare i suoi corgies). Lesa maestà. Meglio un vassoio in argento? O una tirchia quanto chic marmellata km zero ( lo scorso anno Kate se l’era cavata con il chutney fatto in casa secondo la regola della nonna)? Ebbene la royal family non disdegna omaggi “particolari”. Si ricorda ad esempio il regalo di Harry alla regina ( deux ex machina pure del criceto): una cuffia per la doccia con una scritta volgare. Ma a superare tutti c’è il solito Carlo. Si narra che il dono che più lo ha mandato in visibilio sia stato un copriwater di pelle bianca regalato dalla sorella, la principessa Anna. Così confortevole che pari non se ne separi più. Noblesse oblige!

 

Happy new brexit, mr Johnson

Boris Johnson, Ministro degli esteri britannico, seduto al tavolo di un rifugio in Val d’Ayas, Valle d’Aosta.

Happy new Brexit! Boris Johnson, Ministro degli Esteri britannico, brinda a vino rosso e sorriso sornione affettuosamente circondato dalla sua famiglia. Attenzione però, il paladino del “Regno disunito” non festeggia in quel di Londra. E nemmeno tra le dolci e patriottiche colline del Cotswolds. Lui punta in alto, alla vetta. E qui l’abbiamo beccato. Incastonato tra il Monte Sarezza e il maestoso Testa Grigia, Val d’Ayas, Valle d’Aosta, Italia. Già. Vabbé, che c’entra con la Brexit, mica pure le vacanze devono essere patriottiche. E dopo l’impaziente attesa all’aeroporto di Caselle per noleggiare un’auto di cui tanto hanno parlato i media eccolo fare il suo ingresso, neanche a dirlo, alla “Tana del lupo“, due curve dietro l’attacco della seggiovia che porta nella valle di Gressoney.

Entrato al rifugio certo non passa inosservato, gigantesco e slavatissimo circondato da giovane prole e bruna moglie si piazza al tavolo vicino alla stufa. “Vengo sempre qui”, mi dice quando mi avvicino per chiedergli se, si, insomma, la vecchia Europa ancora può avere appeal. Menù aperto in mano e vino appena versato mi racconta della passione per questi monti mentre i figli ridacchiano e la moglie Marina mi scruta dalla sua salda posizione a capotavola. “E’ bravo a sciare”? “Per niente”, dice convinto. E mentre con un brivido penso che devo svignarmela prima di rischiare di averlo vicino nella discesa post prandiale si lancia nel racconto della sua scalata estiva. Prima la notte al rifugio Quintino Sella, poi l’ascesa al Rosa, “Non è difficile, può farlo anche lei” mi dice rassicurante. Io, che l’estate scorsa mi sono inchiodata al rifugio accanto, sento i brividi (ma stavolta di ammirazione) aumentare e poco c’entrano con la temperatura che fuori sfiora i meno 15 e dentro forse arriva a 12 gradi. Ripenso al suo ingresso trionfale nel 2012 a Victoria Park, in occasione di uno dei tanti eventi organizzati per le Olimpiadi.  Appeso alla teleferica che passa sopra il parco è rimasto a penzoloni per 5 minuti buoni per un blocco del meccanismo. Deve averci preso gusto. Ma è ora di mangiare e BoJo, come viene chiamato dagli intimi, mi allunga la manona e mi augura, in coro con la family “Happy New year”. Chissà che year sarà per l‘Inghilterra di cui è il Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth. Un anno in cui saranno stabilite le basi del distacco o della deriva, che dir si vorrà, dell’isola. Di certo il “Cycling Boris”, nato a New York, figlio di un eurodeputato, origini francesi, tedesche, turche e russe non teme le posizioni vertiginose. Cheers mr Johnson e a presto tra questi monti. L’exit è dietro l’angolo, occhio a non inciampare. 

 

English version 

Happy New Brexit. Boris Johnson, British Foreign Minister, raised his glass of red wine and offered a toast with a benevolent smile, affectionately surrounded by his family. Note however, that the paladin of the “disunited kingdom” is not celebrating in London, and not even in the rolling hills of the Cotswolds. He is aiming higher, at the top. And that’s exactly where we caught up with him; between Mount Sarezza and the majestic gray top, Val d’Ayas, in Valle d’Aosta, Italy. But what does that have to do with Brexit? After all, vacations don’t have to be “staycations”. And after his extended wait for a rental car at the Caselle airport which was reported in the media, here he comes, not surprisingly, at the “Tana del lupo” near the chairlift that goes to the Gressoney Valley. His entrance in the slope-side restaurant certainly doesn’t go unnoticed. Gigantic, shockingly blonde and surrounded by his offspring and minute brunette wife, he chooses a table near the stove. “I always come here”, he tells me when I approach him to ask him if, after all, good old Europe can still have an appeal. With an open menu in one hand and freshly poured wine in the other, he tells me about his passion for these mountains, while the young giggle and his wife Marina looks at me from the head of the table. “Are you good at skiing”? “Not at all”, he states with conviction. Somewhat chilled by the prospect, I resolve to keep a safe distance after lunch on the slopes, whilst he tells me about his climbing adventures during the summer. First the night at the Quintino Sella refuge, then the climbing to the Rosa. “It’s not difficult”. “You can do it too” he says reassuringly. The chills increase for me, this time with admiration, as this past summer I didn’t manage to go any further than the next refuge, and that has little to do with the temperature which is close to minus 15 degrees outside and maybe 12 degrees inside. I think back to his triumphal entry at Victoria Park on a death-slide during the 2012 Olympics, where, because of a technical hitch Boris had dangled for a good 5 minutes. He must have enjoyed it, I think. But it’s time to eat and Bojo, as he is called by his close friends, gives me his big hand and together with the family wishes me “Happy New Year”. Who knows what this year will be like for the United Kingdom of which he is the Secretary of State for Foreign and Commonwealth Affairs? A year in which the country may feel the discomfort of a hard Brexit rather than the soft one it would like? We’ll see which. Born in New York. Son of a Euro MP, of French, German, Turkish and Russian extraction, “Cycling Boris” is clearly not afraid of heights and points to a new peak. Cheers Mr Johnson, see you again on these slopes. As you exit, mind the step.

(Trad. Ludmilla Wolf Ferro)

L’insostenibile brillantezza dell’essere

Presentazione a Milano del libro: “Io brillo” di Ljuba Rizzoli e Tiziana Sabbadini (Cairo Editore)

“Io brillo” è la storia di una ragazza che il prossimo giugno compirà 80 anni ma anche quella di almeno mezzo secolo di alta baldoria. Non si pensi, però, allo sbarluccichio “Bling bling” di Trump o ai flash del matrimonio arrivato di Pippa Middleton . In questo libro a splendere è l’aristocrazia dei soldi di casa nostra, quando non eravamo “social” e socievoli lo si era soltanto all’interno di un’inaccessibile cricca.
La vicenda di Ljuba Rizzoli è di quelle che fanno sognare, che irritano e che poi consolano perché “Anche i ricchi piangono”. E soffrendo con lei le si perdona tutto quello sfarzo, quella fortuna vissuta sulle punte di un mondo irraggiungibile perché scomparso.
Impossibile raccontarla. Bisogna leggerla tra le righe dei lunghi elenchi di gioielli e feste, di lussi e aneddoti ma anche di una tragedia privata confidata con coraggio e onestà.
Bastano invece pochi dettagli, veramente quasi insignificanti nell’economia della storia, a dare però la misura dell’incolmabile distanza da “Come eravamo” anzi, com’erano visto che di pochi eletti si tratta. E di questo vorrei parlare qui.
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Sotto il vestito, Meghan

Contemporanea all’annuncio delle nozze ma ben più deflagrante, è arrivata la notizia che il sito dell’azienda che produce il cappottino bianco della fidanzata ormai ufficiale di Harry è bloccato dallo tzunami di accessi. Come a dire che ora le regole le fa lei. Meghan che, a ben vedere, le ha proprio tutte. E’ più anziana di Harry, bi-razziale come si è definita e pure divorziata. La polpetta, insomma, più indigesta per la corona dai tempi di Wallis Simpson. Eppure. Eppure il sito si è intasato, come a dire che tutte vogliono essere come lei. E com’è Meghan?. Da qui alla primavera se ne diranno parecchie, dalla mamma insegnante di yoga alle pose un pò troppo osè. Ma noi per ora ci fermiamo allo stile.

Sembra avesse fatto gridare allo scandalo la supercompassata Kate in piena crisi “Dietrologica” per quella camicia bianca con cui Meghan era apparsa agli Invictus Games per la prima uscita ufficiale con Harry. Una camicia modello “The Husband”, il marito. Disdicevole urlarlo così davanti a tutti?. I jeans poi erano di marca canadese e i più informati blogger di moda avevano pronosticato che l’impronta nordamericana avrebbe, orrore, contraddistinto le scelte stilistiche dell’attrice che in Canada, appunto, ha vissuto sei anni durante le riprese di Suits.
Ora il paltò bianco, anche questo, per la verità di marca canadese. E sotto? sotto, ben esibito durante l’intervista alla BBC, un vestito di marca italiana, un tubino smanicato di lana doppia stretch verde, il colore che indossa “Chi di sua beltà di fida” come dicevano le nonne.
Alla Parosh, marchio specializzato in modelli ispirati al vintage sono ancora increduli. “Dopo aver provato a offrire vestiti ad alcune famiglie importanti, tra cui la famiglia Obama”, ci dicono, “abbiamo smesso perchè di solito vengono gentilmente restituiti al mittente. Quando abbiamo visto che Meghan Markle ha usato il nostro abito siamo rimasti molto stupiti. Per di più nessun nostro negozio ha segnalato la vendita quindi pensiamo proprio se lo sia comprato da sola on line”. Come una ragazza normale insomma, spazzando via, per giunta, anni di sbiaditi pastello targati Kate Middleton. Ora ovviamente è scattato il toto stilista per le nozze. Mentre il tubino è ufficialmente diventato il modello “Meghan”.

L’ultimo imperatore

Trump non si piega, pardon non si inchina. Nemmeno davanti all’imperatore, per di più dimissionario. Già tra ciliegi in fiore, regni celesti e troni del crisantemo al pragmatico presidente americano in viaggio in Asia sarà sembrato di essere finito tra le pagine di un album di soggetti da colorare antistress. Vogliamo almeno evitare la figuraccia che nel 2009 fece Barack Obama con quella postura così poco dignitosa’?

E poi chi l’ha detto che il giapponese Akihito è l’unico imperatore esistente al mondo? Questione di titoli, in fondo in un anno di governo il buon vecchio Donald si è fatto notare ben di più. A partire dalla considerazione dei suoi sudditi opps elettori. E’ vero che oggi, a un anno dal suo incarico, la notizia non è, come dice il sondaggio del Washington Post e della ABC News, che Trump è il presidente più impopolare degli ultimi 70 anni con il 59% degli americani che disapprova il suo operato. E nemmeno che il democratico Bill de Blasio, senza neanche aspettare l’ufficializzazione della sua riconferma a sindaco di New York ha twittato che la sua vittoria è un messaggio alla Casa Bianca e al suo presidente che ha tradito i valori della città. Senza contare, infine, che il New Jersey, tradizionale roccaforte di uno dei principali consiglieri di Trump, ha appena scelto un governatore democratico. Bazzecole, la vera notizia è che quei 63 milioni di americani che un anno fa lo hanno sostenuto sono ancora, uno più uno meno, dalla sua parte. E questo nonostante tutte le critiche, le gaffes e le contraddizioni del presidentissimo. Davvero un risultato imperiale. E volevano pure farlo inchinare come un origami, che in giapponese, appunto, vuol dire carta piegata.

I due anziani sovrani nipponici nelle foto ufficiali sembravano minuscoli davanti all’assalto dei due americani a suon di pacche e strette di proibitissime mani. Pronti a volare via con il vento del nuovo anno che li vedrà abdicare come lo stesso Akihito aveva chiesto al parlamento. A 83 anni, una salute precaria, questo discendente che la tradizione vuole della divinità deve averne umanamente abbastanza. Dall’altra sponda del paese del Sol Levante, invece, l’incredibile Trump sembra ben lontano dal volgere al tramonto, con furiosa stizza dei menagrami che lo davano per spacciato prima della fine dell’anno. Per lui nessuna abdicazione in vista. Gli ultimi newyorkesi radical chic inutilmente si stringono alla speranza e al 25esimo emendamento. E’ vero che secondo quest’ultimo una semplice dichiarazione di incapacità potrebbe spazzare via l’inquilino della Casa Bianca come la piccola Dorothy dalla casa degli zii. Difficile però credere a tanto ardire da parte del vice Mike Pence, più fido dello stesso Toto. Lunga vita allora all’ultimo vero imperatore, con buona pace del mago di Oz e del suo palazzo verde smeraldo. Meglio il celeste, celeste Tiffany naturalmente.

Il principe piccolo

Dio salvi George Cambridge. E’ questo il cognome che il figlio di William e Kate si è scelto, se così possiamo dire, per la scuola. Perché sarà pure la prestigiosa Thomas’s Battersea ma l’appello lo fanno anche qui. Dotato quindi dell’ennesimo cognome geografico utile solo a quello e più avanti alle interrogazioni, si sa che ai reali il surname non serve, il principino in queste ore è sui giornali per aver raggiunto e superato lo status di “trend setter” della madre e pure della sorella.

Morale, quel golfino azzurro che indossava nella visita in Canada del 2016 ha fatto alzare del 200% le richieste per quell’articolo. Più che le vendite del vestito lilla di Kate e del golfino giallo di Charlotte. Negli ultimi tre mesi, poi, sono stati venduti solo su eBAy 1500 articoli ispirati al suo abbigliamento, ben oltre i miseri 500 copiati dalla principessa Charlotte. C’è da chiedersi se anche l’uniforme della scuola da oltre 20 mila euro  l’anno non sia andata esaurita sui siti di vendite on line anche se sospetto che non sia poi così democraticamente reperibile. Ma al di là di un’annunciata carriera da influencer da far impallidire Chiara Ferragni il piccolo George non sembra poi tanto allegro.

Mi aveva molto colpito il suo broncetto il primo giorno di scuola davanti all’elegante signora in rosa che gli faceva la riverenza. La mamma non c’era, causa nausea per quel nuovo arrivo che deve già stargli antipatico. Per di più la maestra deve avergli spiegato subito che secondo la policy della scuola non avrebbe potuto avere un migliore amico e che sarebbe stato necessario salutare gli insegnanti con una stretta di mano. A pranzo poi niente fish and chips ma quei terribili legumi francesi che hanno immediatamente fatto impennare le vendite in tutta l’Inghilterra. Tutte prospettive non certo rosee per un bambino. E nonostante abbia già un titolo, un destino e pure degli haters ( sui social si stanno scatenando, basti pensare alla pagina “Baby George ti disprezza”, con oltre 600mila followers) il principino britannico ha infatti già detto di non voler più andare a scuola. Hurrà per George, allora, moccioso straordinariamente normale. L’aveva detto il nonno. Dopo essersi perso i primi due compleanni del nipote per delle improrogabili visite naturalistiche il principe Carlo, improvvisamenete affettuoso, aveva espresso un po’ di rammarico per quella creaturina di quattro anni lasciata lì senza la mamma e il papà. “Fortificherà il carattere” aveva però concluso, pensando forse a quanto fosse costato a se stesso tanto “rinforzo”. E invece ecco i reali capricci. L’ha ammesso il padre, il duca di Cambridge: “Dopo tre settimane si è già stancato” ha confessato William a una mamma. 

il principe George con il presidente Obama

C’è chi scrive che sia naturale. Abituato a girare per il mondo e ricevere in pigiama Barack Obama, la routine della scuola, per quanto blasonata, deve già stargli stretta. Ma io preferisco pensare che a stargli stretti siano proprio i doveri, l’obbligo di stare seduti e di chiedere il permesso per fare pipi. Quelle cose, insomma, che danno fastidio a tutti i bambini del mondo. Forse per poco, lo è ancora anche lui.

 

 

 

 

Alice im Wunderland

Alice Weidel, leader estrema destra tedesca

Il “Paese delle meraviglie” di Alice Weidel è quella Germania che l’ha votata riconoscendola leader e volto simbolo di quello che in Europa è considerato un terremoto. Paracadutata nella tana del Bianconiglio dalla sua gonna a palloncino, la destra ultraconservatrice è infatti ormai il terzo partito più forte della camera, con il 13% dei voti in barba ai sondaggi che lo davano a meno della metà. Un partito grande come quella bambina che mangia il biscotto magico della favola e può finalmente accaparrarsi le chiavi per entrare nella porta del potere da cui a conti fatti manca da oltre 50 anni.

Ma chi è questa eccentrica Alice che ha sparigliato le carte impegnando la Regina Angela nella nuova e difficile sfida di far funzionare il governo? La 38 enne che ha raccolto il testimone di Frauke Petry, la quale ha rinunciato alla candidatura e ora pure al partito?

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35 anni fa scompariva Grace

Il 14 settembre di 35 anni fa usciva di scena l’unica vera principessa del popolo. Era Grace Kelly che dal popolo, se così possiamo parlare per la sua ricca e importante famiglia, veniva davvero. In quell’estate del 1982 un anno dopo la nascita della favola di Diana, che il 29 luglio 1981 si era sposata con il principe Carlo nasceva anche il mito senza tempo di Grace di Monaco, finita giù da quella corniche che l’aveva consacrata agli altari di Hollywood nella indimenticabile corsa di “caccia al ladro”. Per una principessa che nasceva ce n’era quindi una che moriva. Ma oggi, che si è tanto commemorata la perdita di lady D nel ventennale della scomparsa vale la pena ricordare anche questo dolore corale, per sempre fissato nell’immagine straziante di un anziano principe piegato sulla bara della sua star.

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